S. MARIA DELLE GRAZIE

Costruito su un costone di roccia posto alla sinistra di chi procede in salita, dopo l’ultima curva di via Granatelle, fa bella mostra di sé un cancello in ferro raggiungibile, con lieve difficoltà, ascendendo i dislivelli della roccia che fungono da gradini.
Quest’arco è l’ingresso al giardino del convento; questo portale fu edificato nel 1739, secondo la data sulla pietra di volta ove sono annotate anche le lettere P.D.M. sormontate da una croce. Il giardino faceva parte di un appezzamento di terreno donato nel 1683 dal notaio Don Pietro Di Blasio al monastero dei PP. Minori Osservanti del convento di S. Maria delle Grazie. Esso restò di proprietà dei frati fino al 25 Luglio 1864, quando fu incamerato dal novello stato Italiano, unitamente al convento. Dieci anni dopo, nel 1874, fu riconosciuto di proprietà di Principe Baldassarre e da allora è nella disponibilità dei privati.
Percorsi pochi metri alla sinistra scorgiamo altro cancello in ferro con stemma francescano: due braccia che si intersecano, quella alla destra dello spettatore è coperta da un saio, l’altra è nuda.
Oltre il cancello vi è la scalinata di accesso al convento, opera dell’artigianato campano del XVIII secolo. Il convento è stato fino agli inizi del 1900 alloggio delle truppe dell’esercito Italiano destinate alla guardia del carcere allocato nel Castello.

Il convento risale al XV secolo ed al suo interno domina ancora un silenzio che ispira pace e tranquillità. Il chiostro è a pianta quadrangolare con due lati ad archi gotici; al centro vi è il pozzo a base quadrangolare e mossa in ferro battuto con quattro volute culminanti in una croce. Una scala in pietra conduce al piano superiore.
Proseguendo per la ciottolata via, che si restringe lievemente, si giunge ad una stradina tangente il percorso principale. Essa conduce alla parte anteriore dell’edificio, il pronao, con due arcate, sul quale guardano i due ingressi della chiesa, entrambi sormontati da una lunetta, sulla sinistra è raffigurata la “Deposizione di Gesù dalla Croce” mentre su quella di destra domina il busto dell’ “Immacolata”.
Sul muro a sinistra dell’ingresso del luogo sacro vi è un mosaico di piastrelle in cui sono raffigurati “i Santissimi Padri” Giovanni XXIII benedicente un inginocchiato Giovanni Paolo II, tra di loro, sullo sfondo è ben visibile la torre con il sottostante campanile della costrizione in cui ci si trova; su tutto e tutti domina tra le nuvole con ai piedi due angeli l’immagine della “Madre Misericordiosa” con sulla gamba destra un bambino; entrambi sono incoronati. Il tutto è stato donato dal dott. Serg. Izzo ed Arch. Maria Cristina Rapuano.
E’ questa la Chiesa di S. Maria delle Grazie, posta sulla cima del colle in passato nomato di “S. Maria”.
La chiesa è comunicante con il convento dei frati Minori.
Il campanile, una torre a base quadrata, è a tre piani; la sua erezione è medioevale ed il suo aspetto attuale si deve ad una ricostruzione settecentesca.
Il complesso fu edificato dal marchese Carlo Carafa nel 1480 e la chiesa di S. Maria delle Grazie fu consacrata il 3 Giugno 1492, come dalla lapide murata nella sacrestia.
Entrati in tale luogo consacrato è ben visibile sull’arco della navata la data, 1295 (MCCXCV), data dell’edificazione di una preesistente chiesa.
Incassato nella parete sinistra dell’entrata vi è un sarcofago sul quale vi sono due stemmi.
L’iscrizione è frammentaria e scarsamente leggibile, per cui non è possibile risalire al soggetto cui era destinato.
Nel 1500 fu arricchita con un trittico opera di Stefano Sperano di Caiazzo, di cui restano l’anta centrale, raffigurante la Vergine, incoronata da due Angeli mentre solleva il velo trasparente; l’anta sinistra raffigurante S. Francesco in adorazione.
Di fronte vi è l’olio su tela raffigurante il “Battesimo di Cristo” è databile XVI secolo ed è attribuito alla cerchia di Giovan Battista Lama.
La chiesa è ad una navata; il cardinale Orsini il 25 Novembre 1706 consacrò l’altare maggiore alla Madonna delle Grazie ed il 3 dicembre 1716 altri tre altari, che vennero tolti in un restauro del 1947.
Nel 1760 fu posta nella chiesa la statua della Madonna delle Grazie scolpita da Carmine Lantriceni, originario di Procida.
Il quadro dell’Annunciazione di Alberto Sforza (Benevento, 1667–sconosciuta la morte) – Albertus Sforza pingebat” -è del XVIII secolo. In esso Maria, poggiata ad un inginocchiatoio, riceve l’annuncio da un angelo con un giglio tra le braccia conserte. Sullo sfondo altri angeli tra le nuvole e negli angoli inferiori due stemmi con corone nobiliari.
Statue di altri santi la adornano e sulla parte parete sinistra, in una colonna portante, una piccola lapide ricorda Domenico Feoli, marito di Maria Verrusio, padre di Agata e suocero di Antonio Bassano dei marchesi di Tufillo.
A lato della navata principale vi è una cappella eretta nel 1572 da P. Antonio D’Elia da Nola per la confraternita dell’Immacolata Concezione.
Tale dipinto, che si fa risalire al XVIII secolo, sovrasta l’altare di tale cappella e l’Immacolata è raffigurata in piedi sul serpente su di una nuvola con un sottostante paesaggio urbano.
In essa trovansi una statua dell’Addolorata con un Cristo morto.