Cirignano
Storia
La frazione di Cirignano è sorta intorno all’acquedotto romano. Tale contado era famoso per le sue acque. Il suo nome deriva da Cirene, ninfa delle acque. Il villaggio era sorto ai piedi del Taburno, al limite del bosco demaniale che forniva alla popolazione la legna necessaria ed il pascolo per le greggi, in particolare di capre.
Nel 1860, essendosi rifugiati in tale bosco molti briganti, il villaggio fu oggetto di accurata vigilanza da parte delle truppe del nuovo regno, essendo stato vietato l’ingresso a quella selva.
Il villaggio disponeva di una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo.
Ad esso si arrivava solo da Montesarchio mediante una strada che costeggiava il torrente Tesa; tale via terminava nel centro della frazione.
Attraverso mulattiere ci si inerpicava, poi, per una collina raggiungendo la via che portava nel Vitulanese.
L’amministrazione curava i collegamenti con il villaggio provvedendo al buono stato di conservazione della strada affinché fosse sempre percorribile. In tale strada l’illuminazione pubblica era a petrolio e fu aumentata di 2 lumi nel 1884.
Sul finire dell’Ottocento il villaggio subì una forte emigrazione verso l’America tanto che nel 1905 si richiese l’interessamento del Re per l’ubicazione in esso di un ufficio postale per curare “le rilevanti operazioni di deposito alla cassa postale dipendente dai moltissimi emigranti in America”.
L’illuminazione pubblica fu a lumi a petrolio fino al 1912, quando si pensò di sostituirla con la corrente elettrica. Essa però fu interrotta nel 1915, avendo l’impresa Franchini e Tibaldi cessato la fornitura. Fu ripristinata nel 1923 e fu assicurata mediante l’installazione di 5 lampade.
Nel 1924 fu deliberato di costruire in esso un edificio scolastico per le scuole elementari il cui progetto fu redatto dall’ingegnere Francesco Cassella.
Al fine di debellare l’analfabetismo, nell’anno scolastico 1926/27 fu tenuto anche un corso serale per adulti per il cui funzionamento il Comune fornì gli arredi, l’illuminazione ed il riscaldamento.
Nell’autunno del 1937 nell’abitato della frazione fu allargata la piazza principale circoscrivendola con un muro e parapetto per la lunghezza di circa 50 m.
Il terreno fu ceduto da Paolo Vincenzo fu Nicola che si accontentò, per l’occupazione di circa 300 mq, di sole 250 lire.
Il villaggio durante gli anni dell’avanzata degli alleati fu luogo di rifugio per gli sfollati e per la popolazione di Montesarchio.