Tufara
Storia
Tufara è la seconda frazione del comune di Montesarchio all’atto della sua costituzione.
Distava dall’abitato circa tre chilometri ed i ragazzi frequentavano le scuole ubicate nel comune.
Per ovviare a tale inconveniente, nel 1905 gli abitanti richiesero che vi istituisse ivi una classe mista, che sarebbe stata formata da almeno 60 alunni. Per costoro si richiese l’autorizzazione a frequentare la scuola sita in quella parte di frazione appartenente al comune di Roccabascerana.
Tale fatto spinse l’amministrazione di Montesarchio nel 1909 ad allestire ivi una scuola di Stato distaccata dall’istituto situato in paese.
La frazione fu attraversata dalla linea ferrata che non percorreva il territorio di Montesarchio ma quello di San Martino V. C.
Venne dotata di una stazione che, però, si voleva nel 1910 chiamare Arpaise-Ceppaloni.
L’amministrazione comunale eccepì che la giurisprudenza del Consiglio di Stato ormai da lungo tempo aveva affermato il principio che “il primo nome d’una stazione deve essere quello nel cui territorio una stazione sorge” per questo riuscì, l’anno successivo, ad imporre che il nome di Tufara fosse riportato nella nomenclatura della stazione.
Il territorio della frazione invero faceva, e lo è tuttora, parte di altri quattro comuni.
Tale circostanza ha sempre creato notevoli inconvenienti e disagi ai cittadini che fin dal 1924 richiesero di essere dotati di un proprio cimitero onde poter seppellire i deceduti.
Furono allora avviate trattative perché si costituisse un consorzio tra i vari comuni per la soluzione del problema, ma inutilmente.
La frazione fu dotata di illuminazione pubblica con sei fanali a petrolio che iniziarono a funzionare il 17 agosto 1925. Il servizio era assicurato da Crisci Francesco fu Andrea dietro corrispettivo di 80 lire mensili. Costui doveva provvedere all’acquisto del petrolio, dei lucignoli, dei tubi di ricambio e di quanto altro occorresse perché il servizio stesso procedesse regolarmente. Le riparazioni straordinarie dei fanali e dei lumi per guasti derivanti da cause di forza maggiore erano a carico del Comune.
Nel 1931 gli abitanti della frazione presentarono una domanda di aggregazione al comune di Montesarchio, che era favorevole al suo accoglimento, ma neanche tale fusione fu consentita, per cui essa restò divisa in cinque parti tanto da essere appellata, nel dopoguerra, la “Berlino d’Italia”.